Storia breve di umorismo e vita vissuta
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1
L’appagamento che si prova a stare seduti a un tavolino del bar, sorseggiando un buon cocktail aperitivo e guardando il passeggio delle persone sul viale principale del lido, non lo saprei descrivere a parole.
Me ne sto lì, col mio calice di tequila sunrise in una mano e una sigaretta nell’altra, a godermi il primo giorno di meritate ferie, a chiacchierare di emerite cavolate col mio amico e a sgranocchiare arachidi, quando mi accorgo di una cosa abbastanza singolare.
“Oh… ma hai visto che qua sono tutti zoppi???”, chiedo al mio amico, sghignazzando mentre osservo la gente che passa.
“Ma cosa dici, non è vero…”, risponde con mezza risata, ma intanto comincia a guardare anche lui il passeggio davanti al tavolino del bar.
“Ma sì, ti dico! Guarda! Quello lì è zoppo, lo vedi?”
“Sì, sì, lo vedo…”
“E anche quell’altro là, è zoppo!”
“Sì, ok, così sono due zoppi: non sono tutti zoppi…”, ride, accendendosi anche lui una sigaretta.
“E qui ti sbagli: guarda quei due che stanno arrivando!”
“… Ma sì, è vero, hai ragione! E allora?”
“Come ‘e allora’? Non ti sembra strano che ci siano così tanti zoppi, qua? Guarda là in fondo, ne sta arrivando un altro!”, comincio a ridere a crepapelle, temendo di non riuscire più a fermarmi.
Il numero di persone claudicanti, su quel corso, era davvero impressionante, e non riuscivo a non notare il lato esilarante della cosa.
“E poi… hai visto quanti ce ne sono col braccio ingessato? Porca miseria, guarda!”, insisto, notando quella seconda particolarità.
Zoppi e ingessati dappertutto, quel pomeriggio.
“In effetti sì, è abbastanza strano! Oh, non è che questo posto porta sfortuna, eh?”, azzarda il mio amico, dandosi una toccatina scaramantica sotto al tavolo.
“Non lo so, ma questo è l’ultimo anno che vengo in vacanza qua! Guarda lì! Un altro zoppo e uno con la mano fasciata! Ma come cavolo è possibile???”.
Sono esterrefatta.
2
L’aperitivo procede così, fra un boccone di arachidi, una sorsata di tequila sunrise e una sghignazzata ai danni dello storpio di turno. Poi facciamo una passeggiata tra i negozi, ci gustiamo il relax vacanziero e andiamo a cena.
Il mattino dopo, mi alzo, preparo la colazione, mi vesto e via, a fare una passeggiata sul lungomare. Il sole è già caldo alle 8 del mattino, i gabbiani volano con andamento ampio e lineare. Tolgo le infradito e immergo i piedi nell’acqua del mare che, invece, è ancora frigida. Un piede, però, lo devo ritrarre subito: c’è qualcosa che brucia, sulla pelle.
Mi chino a guardare: è una vescica. Si vede che è uscita a forza di camminare con le ciabatte appena comprate. Poco male: proseguo la camminata scalza sul bagnasciuga, godendomi l’aria del mare e, ogni tanto, accarezzando qualche cagnolino di passaggio.
Alla fine del giro, però, per tornare in strada devo rimettermi le infradito. Mi sciacquo i piedi ad un rubinetto e inforco le ciabatte, dirigendomi verso il bar per prendere un caffè col mio amico.
Di nuovo, però, quel bruciore al piede. Accipicchia, la vescica. Mi dà fastidio. Camminando verso il bar, mi accorgo che proprio mi batte contro la plastica della ciabatta.
E mi accorgo anche che sono costretta ad assumere un andamento innaturale, per poter camminare senza che la vescica mi faccia male. ‘Beh, insomma, passerà’, rifletto distrattamente. In tanto, è ora di andare al bar, ché mi devo trovare col mio amico fra poco. Mi accendo una sigaretta e percorro il vialone.
3
Quando arrivo al bar, lui è già lì, seduto al tavolino.
“Anna!!!”, mi grida contro, osservandomi con ilarità mentre mi avvicino.
“Sì! Buongiorno, ti ho visto…”, gli rispondo io, senza capire, mentre lui mi addita il piede e si mette a ridere a perdifiato, guardandomi camminare.
Io continuo a non capire. Cosa ci sarà mai da ridere?
“Anna… stamattina SEI ZOPPA TU!!! Ahahah!!!”.
Ecco. Fine dell’idillio vacanziero. Mi guardo procedere verso il tavolino, ora anch’io claudicante come le persone che prendevo in giro ieri sera.
E’ proprio vero: chi la fa, l’aspetti.
©Anna Rambaldi, 9 novembre 2017
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Immagine di copertina da Wikipedia