Storia breve “UN OCCHIO DELLA TESTA”

Storia breve con sfumature splatter

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1

“La ragazza si fermò brevemente ad osservare la vetrina, prima di entrare nel negozio. Una meravigliosa poltrona chippendale le faceva l’occhiolino, con i suoi colori raffinati e la promessa di una seduta comodissima. La ragazza sospirò, pensando che quell’arredo avrebbe conferito una nota di classe al suo salotto dalle pareti blu di Prussia. Rifletté anche che quella poltrona le sarebbe costata un occhio della testa, presumibilmente. Afferrò la maniglia della porta dello showroom ed entrò.

Subito all’ingresso, la sua attenzione venne catturata da un magnifico divano a tre posti che inondava l’ambiente di un sofisticato verde petrolio.

“Che bel divano… Fa proprio venir voglia di spaparanzarcisi sopra! Mi costerà un occhio della testa, però…”, commentò fra sé e sé mentre procedeva nel salone.

Poco più avanti, vide una bellissima libreria che le ricordò lo stile di Piet Mondrian. Sarebbe stata d’incanto nel suo soggiorno! S’immaginò di riempirla con tutti i suoi libri e di riporre dentro quelle ante colorate il servizio buono, il decanter, il set per la fonduta, e fantasticò di invitare i suoi amici a cene pantagrueliche.

“Sarebbe proprio bello averla… Ma mi costerebbe un occhio della testa!”, gemette.

Mentre continuava a curiosare, ad ogni angolo vedeva arredi sensazionali e accessori strabilianti, che tuttavia le sarebbe stato impossibile acquistare. Si guardava intorno e s’innamorava di ogni oggetto, consapevole che non avrebbe mai potuto affrontare quelle spese folli.

Ad un certo punto, fu sorpresa da una fulminea vampata di calore che divampò dalla bocca dello stomaco e le salì su su fino all’altezza degli zigomi.

2

La ragazza girò i tacchi, puntò verso l’ufficio e vi si precipitò con una foga che lasciò interdetta la titolare dello showroom.

“S-sì, s-signorina, m-mi dica pure…”, azzardò la donna, strappata con violenza al progetto a cui stava lavorando al pc.

“Voglio quella poltrona, e quel divano, e quella libreria, e quel tavolo con le sedie! E anche quel tappeto e quella specchiera!”, esclamò la ragazza con veemenza, come in preda ad un raptus.

“Oh… M-ma certo, signorina, s-si accomodi pure, intanto che controllo…”: la titolare non riuscì nemmeno a terminare la frase, perché la ragazza la interruppe con impazienza: “Lo so, lo so, mi costeranno un occhio della testa! E allora eccolo qua!”, sbottò, e d’improvviso si sfilò un occhio dall’orbita con un tagliacarte che rubò dal portapenne della titolare. Lo posò sulla scrivania, davanti al volto esterrefatto della donna.

“Ecco, adesso che ho pagato può farmeli recapitare. Venerdì prossimo alle 14,30 andrà benissimo!”, dichiarò; poi girò nuovamente i tacchi e uscì dal negozio, lasciando la titolare a contemplare quell’occhio che la fissava a sua volta dal piano di lavoro.

“Beh, per fortuna non ha pensato che le costassero un rene…”, si consolò la professionista.

Scansò l’occhio e tornò a dedicarsi al suo progetto.”

©Anna Rambaldi, 10 novembre 2018


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L’immagine di copertina è di piegodilibri.it.

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